Antonio Faraò feat. Darryl Hall, André Ceccarelli - Domi - Cristal Records 2011
Una ventina d’anni fa andai a sentire Antonio Faraò con alcuni amici in un famoso club torinese che purtroppo non esiste più, "La Contea". Verso la fine del suo concerto il giovanissimo Antonio eseguì un’incredibile “Giant Steps” a velocità siderale, in cui prese un lungo assolo ispirato, senza mai finire nei cliché coltraniani, come generalmente accade, dopo un paio di chorus, alla maggior parte dei musicisti (anche quelli famosi), quando improvvisano a tempo “fast” su quel micidiale giro armonico.
Non era ancora universalmente famoso, anche se nell’ambiente jazzistico era già molto conosciuto e apprezzato. Incrociai lo sguardo con quello dei miei amici: era evidente che ci trovavamo davanti ad un fuoriclasse. Da quel giorno ho seguito con ammirazione l’evoluzione musicale di questo grande pianista.
Molti solisti delle ultime generazioni, avendo avuto un tipo di formazione “standard” (la preparazione accademica e poi tutti gli ausili del mondo virtuale, gli stessi metodi, gli stessi manuali, gli stessi ascolti, talvolta persino gli stessi insegnanti), finiscono per assomigliarsi tra loro e per accumulare in sè, spesso disorganicamente, i caratteri di più d’un modello di riferimento, senza riuscire a sviluppare una personalità propria.
Al contrario, Antonio è uno di quei rari musicisti che riescono sempre a sorprenderti per la loro originalità. Da tempo ha saputo affrancarsi dai modelli americani: oggi suona e basta, con gli americani e senza di loro, come e meglio di loro. Anche in questo recente lavoro, affiancato dal celebratissimo contrabbassista americano Darryl Hall e dall’altrettanto noto batterista francese Dedé Ceccarelli, Faraò non delude, sfornando una prestazione all’altezza della sua fama.
La ricetta è presto fatta: una ritmica moderna e amalgamata, costituita da due musicisti nella loro piena maturità artistica, nove accattivanti composizioni originali del pianista (più un breve sketch di improvvisazione collettiva atematica) e il “solito”, grandissimo, Antonio Faraò.
Fra tutti i brani vorrei segnalare in modo particolare le due “ballads” (“Izieu” e “Domi”, quest’ultima dedicata a suo figlio Dominique) e “Around Phrygian" (struttura di carattere modale gestita con grande maestria). Il cd si conclude con un fast travolgente dal titolo “No chance”, quasi a voler dire, come se ce ne fosse bisogno: “Occhio, ragazzi: qui non ce n’è per nessuno!”
Corrado Abbate - "il Reportage", 2011