Chick Corea & Stefano Bollani - Orvieto - ECM, 2010
Devo ammettere che, pur essendo pianista, sovente mi annoio ad ascoltare lunghe esecuzioni di “piano solo”, anche se i musicisti sono dei fuoriclasse indiscussi. Persistenze timbriche, ripetitività, ridondanze, assuefazione al tipo di suono. Chissà. Peggio ancora nel caso di un “duo pianistico”, una formula così difficile, soprattutto se affrontata nell’ambito della musica improvvisata, con inevitabili cacofonie e sovrapposizioni poliritmiche non sempre efficaci o precise. Ci sono ovviamente delle eccezioni.
La prima, clamorosa, è stata quella di Chick Corea con Herbie Hancock alla fine degli anni ’70. Tanto grandi e diversi i protagonisti, quanto assolutamente compatibili, tanto belli quanto famosi i brani eseguiti. Dopo molti anni ho provato sensazioni analoghe ascoltando, prima dal vivo e poi su questo cd (registrato in concerto a Umbria Jazz), il sommo Chick, stavolta insieme a quel fenomeno di Stefano Bollani.
I due sono talmente bravi e travolgenti da superare d’impeto i suddetti limiti tecnico-formali del duo pianistico. L’interplay è incredibile, gli incastri ritmici al limite della perfezione ed anche nel modo di armonizzare (forse il problema principale di un duo pianistico jazz) sembra che l’uno si adatti all’altro con una certa naturalezza.
Per quanto molto diversi fra loro e caratterizzati da personalità forti e inconfondibili, Corea e Bollani hanno tanto in comune. Innanzi tutto il senso ritmico. Non è raro che un buon pianista sia anche buon batterista; basti pensare, per restare in Italia, a Luigi Bonafede, o a Riccardo Zegna. L’abilità di Corea come batterista è ben nota e si trasfonde nel suo pianismo; Bollani non è da meno e non solo lo insegue efficacemente, ma talvolta è lui stesso a dettare ritmi e figurazioni. Chick e Stefano sono inoltre accomunati da uno straordinario eclettismo. Passano da un genere all’altro con estrema disinvoltura. Bollani, poi, è talmente eclettico che, talvolta, dà persino fastidio (ma qui, più che altro, si tratta di invidia…).
La cultura musicale di questi due grandi musicisti è mostruosa. Entrambi hanno un importante background classico, sono jazzisti fenomenali e non disdegnano le incursioni nella musica cosiddetta “leggera”. In Bollani, per sua stessa ammissione, c’è sicuramente un po’ di Corea. Ma direi che le ispirazioni, ormai, si incrociano vicendevolmente. Sono le magie della musica jazz. Voglio chiamarla ancora così, anche se ormai abbiamo abbattuto ogni confine di genere, ma l’atteggiamento che ci ha consentito di farlo era ed è ancora tipicamente jazzistico.
La “quantità” di musica che Chick e Stefano “trasmettono” è spaventosa. Troppa. Noi comuni mortali (anche se addetti ai lavori) non siamo in grado di recepirla interamente. Questa è la sensazione. Molto va perduto. Vorrei aver mani più grandi per non lasciar cadere troppe di quelle note.
Corrado Abbate - "il Reportage", 2012