Esbjorn Svensson / Leucocyte

Esbjorn Svensson Trio - Leucocyte - ACT Music, 2008

E’ l’ultimo lavoro del pianista svedese Esbjorn Svensson, prima della sua tragica scomparsa, avvenuta durante un’immersione subacquea, al culmine di una straordinaria stagione creativa. Una fine quasi presagita, si direbbe, in titoli come “Premonition”, “Ad mortem”, “Ad infinitum”.

All’ascolto di questo disco alcuni storcerebbero il naso, dicendo che non ha molto a che fare con il jazz. Dipende sempre da cosa si intende per jazz. Questo linguaggio musicale, evolutosi nel secolo scorso a seguito dell’incontro fra mondi musicali diversi, è diventato ormai universale. Sviluppando strumenti espressivi sempre più ricchi e sofisticati, questa musica si è appropriata, a poco a poco, della “terra di nessuno” situata al confine tra i vari generi. Se si conviene sul fatto che il jazz è “anche” questo, allora la musica di Svensson è certamente jazz.

Peraltro non sempre, o non soltanto, la “terra di nessuno” è quella al confine con una cultura musicale diversa: talvolta, paradossalmente, è qualcosa di personale, è il proprio retroterra culturale o musicale, con il quale si erano interrotti i rapporti, dal quale non scorrevano più i “flussi” di informazione. Nella musica di Svensson si riconoscono tanto l’esempio di Keith Jarrett quanto il minimalismo elettronico, tanto la musica “pop” quanto la musica classica “tout-court”. Ed egli esplora le marche di confine fra tutti questi mondi, che sono al tempo stesso fuori e dentro di lui, attingendo con naturalezza al suo ricco bagaglio musicale, non solo nelle situazioni più sperimentali, ma anche quando suona (con evidente piacere) in una dimensione più “mainstream”.

Mi piace ricordarlo anche per un’altra sua caratteristica, che lo distingue dalla maggior parte dei jazzisti: suonava quasi sempre con gli stessi musicisti (il bassista Dan Berglund e il batterista Magnus Ostrom). Se questo da un lato può limitare la possibilità di fare nuove esperienze, dall’altro consente (quando i partners sono bravi come questi…) di approfondire argomenti musicali complessi e di sviluppare l’affiatamento fra i musicisti (il cosiddetto “interplay”) che, effettivamente, tra i membri di questo gruppo, era notevole.

Nella prima parte del cd il Trio improvvisa con gusto, fantasia ed intensità su strutture modali relativamente semplici, sulla falsariga dei lavori precedenti. La parte finale è occupata dalla suite che dà il titolo all’album, “Leucocyte”. Qui, dopo un primo movimento ancora abbastanza “formale” ed un “silenzio” che crea una certa tensione, i tre si addentrano per davvero in una “terra di nessuno”, ancora avvolta dalle nebbie, indicando però una direzione, accennando a concetti che Svensson avrebbe certamente approfondito, se ne avesse avuto il tempo.

Corrado Abbate - "il Reportage", 2010

Collegamenti:
Esbjorn Svensson / Leucocyte
Steve Coleman and Five Elements / Harvesting Semblances & Affinities
Jack DeJohnette / Music we are
Rosario Giuliani / Lennie's Pennies
Antonio Faraò feat. Darryl Hall, André Ceccarelli / Domi
Joshua Redman / Back East
Michel Camilo / Mano a mano
Gonzalo Rubalcaba / Faith
C. Corea & S. Bollani / Orvieto
Jazz Accident feat. Fabrizio Bosso / Play Mobil
Mike Mainieri & Marnix Busstra Quartet / Trinary Motion
Dario Chiazzolino / Paint your Life