Rosario Giuliani - Lennie’s pennies - Dreyfus Jazz - 2010
Rosario Giuliani non sbaglia un colpo! Anche Lennie’s Pennies, ultimo degli undici dischi registrati a proprio nome, riflette coerentemente la personalità del grande saxofonista contralto romano. Il talentuoso, ipertecnico Rosario ha ormai sviluppato una maturità artistica tale da consentirgli di passare con naturalezza dalle atmosfere esplosive del precedente, bellissimo Anything else (inciso tre anni fa con fuoriclasse di fama internazionale come Flavio Boltro e Dado Moroni) a quelle apparentemente più “controllate” di questo disco, senza perdere nulla della propria straordinaria musicalità.
Giuliani è un musicista completo: solista eccezionale e compositore brillante, sa affrontare contesti diversi con la medesima efficacia, sa essere “leader” valorizzando nel contempo le peculiarità dei partners, e tutto questo senza rinunciare alle proprie idee musicali. E’ emozionante sentirlo dal vivo, e sentire come suonano i suoi gruppi. Ma i dischi non sono da meno. Il problema di chi lo ascolta è quello di non farsi suggestionare troppo dalle sue strabilianti capacità tecniche e di concentrarsi sulla sua musica, sempre intensa e coinvolgente.
In questo album i musicisti sono cambiati tutti: accanto a Rosario stavolta ci sono i bravissimi Pierre de Bethmann al pianoforte e al Fender-Rhodes, Darryl Hall al contrabbasso e Joe La Barbera (già con Bill Evans) alla batteria. Si alternano standard (a firma Tristano, Young, Berlin, Rowles) e composizioni originali a firma Giuliani e de Bethmann, tutte particolarmente ispirate. Uno splendido 7/4 di Zawinul richiama nell’intenzione la “title-track” del precedente cd, con elegante continuità.
Questo disco è un’autorevole conferma del fatto che nel jazz contemporaneo i contenuti non mancano. Molti jazzisti sembrano essersi liberati dall’ossessione dell’innovazione formale “a qualsiasi costo” e si riconoscono in questa sorta di “contemporary mainstream” che rappresenta l’attuale “stato dell’arte” della musica jazz: un linguaggio ormai talmente ricco da non aver quasi più bisogno di ulteriori evoluzioni. Ci si può finalmente preoccupare di ciò che si vuole dire, e non più del modo in cui dirlo. Se il vero problema del musicista di jazz è quello di sviluppare una concezione musicale propria (sia pure all’interno di forme consolidate), un fraseggio personale, un modo coerente di affrontare l’improvvisazione, Rosario Giuliani, da parte sua, sembra averlo definitivamente risolto.
Corrado Abbate - "il Reportage", 2010